Riflessioni Personali

Dedicata.

A volte si parla di coincidenze astrali, cosmiche, siderali, insomma chiamatele come volete ma sempre di coincidenze si trattano, dedico questo scritto ad un’amica che non si era resa conto di un visibile fraintendimento come accade spesso sul web quando non ci si parla “de visu” namaste’ a tutti 😘

Amicizia virtuale, così la chiamano! Ma le emozioni, le sensazioni, il capirsi tra le righe della chat o attraverso un link sono reali, come reale è l’affetto che si prova per questi amici così lontani ma che sentiamo tanto tanto vicini. Le sensazioni sono le prime, ci fanno sentire il feeling e sono quelle che ci fanno scegliere un amico piuttosto che un altro. Le emozioni arrivano man mano che ci si conosce e ci si rende conto di condividere affinità, gusti, pensieri. Ed è così che ci si inizia a capire, a captare gli stati d’animo la gioia, la tristezza, la malinconia o la felicità attraverso gli scherzi, le confidenze e, perché no, anche attraverso le parole non scritte, ma che avvertiamo tra le righe. Ed è per tutto ciò che all’improvviso ci accorgiamo che è nato qualcosa di speciale, un affetto, un sentimento, un’amicizia, che chiamano virtuale ma è tanto tanto reale.

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Riflessioni Personali

Schiavi del Sistema ma ricchi della nostra Diversità

Perchè il non adattarsi al Sistema e al Pensiero comune ci rende “diversi” ?

Dal racconto di un mio carissimo amico…

“Ieri sera a cena ero intento come solito ad esternare tutto il mio malcontento per questa finta rivoluzione culturale che avrebbe dovuto portarci verso “lidi” più felici, quando ad un certo punto mio figlio che è un ragazzo molto taciturno mi chiede, “scusa pà, ma non ti sei stancato di avere sempre il solito pensiero che ti pone fuori dai margini di quello che viene riconosciuto come Pensiero comune ?…non ti sei stancato di combattere contro un sistema che non potrà mai essere sconfitto?… a cosa serve metterti ancora in discussione quando potresti passare la tua vita in barca navigando per mare senza preoccuparti più di nessuno…?

Beh! dopo un attimo di smarrimento gli rispondo: fammi capire, a te piace questo sistema perché ti permette di avere la moto, un’auto di lusso, la carta di credito, ti permette di divertirti con gli happy hours, però attento figlio mio perché può accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro, esci quindi dalla massa e dal pensiero comune, si, forse ti ritroverai da solo e sarai forse etichettato come “diverso“, ma tu non curarti di ciò che pensano/dicono gli altri perchè tu sarai un bellissimo quadrifoglio nel mezzo di un campo di trifogli.

(…) “In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell’abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare.
Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri… Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che si preoccupi per un po’ di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto. Che garantisca l’ordine anzitutto! Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell’ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all’altro può presentarsi l’uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere.
Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all’universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo”

Alexis De Tocqueville

I governi democratici possono diventare violenti e anche crudeli in certi momenti di grande effervescenza e di pericolo, ma queste crisi saranno rare e passeggere. Quando penso alle piccole passioni degli uomini del nostro tempo […] non temo che essi troveranno fra i loro capi dei tiranni, ma piuttosto dei tutori. Credo, dunque, che la forma d’oppressione da cui sono minacciati i popoli democratici non rassomiglierà a quelle che l’hanno preceduta nel mondo, […] poiché le antiche parole dispotismo e tirannide non le convengono affatto. La cosa è nuova, bisogna tentare di definirla, poiché non è possibile indicarla con un nome.

..Ho sempre creduto che questa specie di servitù regolata e tranquilla, che ho descritto, possa combinarsi meglio di quanto si immagini con qualcuna delle forme esteriori della libertà e che non sia impossibile che essa si stabilisca anche all’ombra della sovranità del popolo. […] In questo sistema il cittadino esce un momento dalla dipendenza per eleggere il padrone e subito dopo vi rientra.

Nico (Max Weber)

Riflessioni Personali

La politica militare Italiana e la guerra in Ucraina

Ricevo molte email sui temi che tratto nel blog, una di queste in particolare, firmata da un sedicente Buddha in divisa mi ha colpito, nella mail egli scrive che siamo OBBLIGATI nel mandare armi e all’occorrenza anche uomini in difesa dell’Ucraina ( anche se la stessa non fa parte dell’Unione Europea ).

Caro Buddha in divisa ti rispondo qui sul blog

«Nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu, excipe: nisi intellectus ipse»

.
Questa è una frase del pensiero di Von Leibnitz il cui significato è racchiuso in un piccolo anzi piccolissimo dettaglio e cioè, non vi è nulla nella mente di un essere umano al momento della nascita.
Scrivo questo perché non credo nell’Innatismo, non credo cioè nell’investitura di determinati poteri per successione, non mi piacciono i baroni della cultura che tramandano la loro professione ai figli, come non mi piacciono i baroni della medicina e di tutti gli altri individui sociali che occupando posti di comando, tramandano il loro potere ai figli, non dovrebbe funzionare cosi, ma si sa, il nostro paese è diverso dagli altri.
Se dovessi dare una colpa a quanto accade, la darei alla Politica, quella politica che dà ordini e i sottoposti eseguono, ed io come si sarà capito non amo questa politica da strapazzo, facile dire che scegliamo noi il governo ( come tu hai scritto ), quando nella realtà chi lo gestisce non si trova qui, ma fuori da qui, Europa, BCE, NATO, FMI, quindi chi occupa un posto di comando come TE (presumo tu sia un ufficiale militare ), non sa da dove gli arrivino determinati ordini frutto di NON -SCELTE da parte della nostra politica.
Quindi il mio discorso nell’articolo da te incriminato (ECONOMIA, cosa c’entriamo noi con la guerra ) è molto più ampio rispetto a come tu hai inteso, perché non è possibile aiutare solo popoli selezionati per il fatto di averne un tornaconto economico oppure per occupare una posizione strategica nello scacchiere geopolitico mondiale, i popoli in difficoltà sono molti ( Somalia, Congo, Sierra Leone, Libia, Siria, Afghanistan, giusto per citarne alcuni ) ma si sa, per avere aiuto dalla prima potenza militare ed economica mondiale occorre dare qualcosa in cambio, ed è cosi che questi popoli vengono dimenticati e lasciati in balia delle loro guerre civili.

Cerco di spiegarmi meglio, un certo Talcott Parsons, negli anni 60 descrisse una teoria collegata agli studi di Max Weber( di cui mi fregio avere il nick) e Durkheim, in cui cercò di unire “azione sociale” e “struttura sociale”, era l’inizio di quella scienza chiamata Sociologia delle relazioni.
Questa scienza in parte metafisica e in parte ontologica, fonda i suoi studi sul fatto che la società non è un sistema preordinato che sovrasta i singoli fenomeni o accadimenti, né tanto meno il risultato di azioni individuali.

Conoscere la sociologia relazionale non significa credere al fatto che essa sia un collegamento fra varie sociologie compresa quella politica, ne quella scienza che studia la relazione tra individuo e sistema, bensì occorre intenderla come un programma di ricerca e studi, anche con tecniche di indagine empirica, che dia risposta, sciogliendo formule e paradigmi, all’affermazione dell’identità sociale intesa come superamento di quelle strutture sistematiche che rapportano ogni singola azione al fine proprio.

Quindi, per collegarmi al post e al “non senso” del “tuo/vostro ” agire, si potrebbe dire che chiunque faccia parte di una particolare struttura sociale, nel nostro caso intesa come struttura di difesa (quando mai siamo stati attaccati da qualcuno?) il singolo individuo non rappresenta alcuna forma di identità sociale, ma soltanto l’effetto primario delle relazioni che si sono attivate da diversi soggetti sociali.

Se tu chiedessi ad ognuno di quei ragazzi che vestono una uniforme, accettando quindi determinate scelte che comportano decisioni su cui non ricade mai una responsabilità individuale, il “senso” di quello che stanno facendo, molti ti risponderebbero che è un lavoro come un altro oppure lo fanno per servire la loro Patria, in nessun caso nelle due risposte avrai un diretto collegamento con i soggetti sociali che hanno innescato quel determinato “fenomeno.”
Un pò come dire, per fare questa professione non devi porti domande riconducibili ad un’ipotetica riflessione interiore che potrebbe scatenare una serie di domande sul fatto se sia lecito o meno l’acquisizione di un’etica personale, resta quindi più facile dire di farlo solo per soldi, come del resto accade in tutte le cose.


Non faccio un discorso personale con TE, il mio pensiero è molto più vasto, è un discorso politico, di quella politica che vi autorizza a sparare in paesi stranieri facendo morti e feriti, se la conseguenza di questo agire Vi provoca rimorsi, sarà compito

vostro gestirli e conviverci, nessuno potrà aiutarvi.
Io penso che Noi siamo quello che abbiamo scelto di essere, senza Innatismo o obblighi genitoriali, IO nella mia vita ho operato due scelte importantissime che mi hanno portato ad essere quello che sono oggi, un Uomo consapevole del fatto che occorre cambiare questo sistema sociale e politico, non ho rimorsi per le scelte fatte ne rimpianti per non aver seguito il mio percorso iniziale, vivo la vita aiutando materialmente gli altri perché sono un uomo fortunato, ma se non lo fossi stato avrei aiutato lo stesso, magari regalando consigli, donare è una mia scelta di vita.
Tutta la mia stima al “Buddha in mimetica”, ma non alle scelte politiche che ti obbliga a fare quello che fai !

Ciao

Qualcosa di personale

Frustra fit per plura quod fieri potest per pauciora (non occorre complicare le cose semplici)

Guglielmo di Ockham

Seguo il consiglio di Guglielmo da Ockham, taglio quindi il superfluo per raccontarvi qualcosa di me, di quello che penso, di come vedo la vita e di ciò che rappresento per gli altri, lo farò in modo “materiale” perché la vita è reale, quindi nel limite del possibile cercherò di essere breve e asciutto.

Tutti ma proprio tutti, arrivati ad un certo punto della propria vita sentiamo il bisogno di fermarci per tirare le somme di ciò che abbiamo costruito, di ciò che avremmo voluto fare e non abbiamo fatto, di ciò che vorremmo fare in futuro.

Eh si, è una sorta di inventario per capire se abbiamo agito sempre con consapevolezza le nostre scelte oppure se abbiamo sbagliato per nostra colpa o per quella di altri, ma anche se nel mettere in pratica le nostre idee abbiamo avuto fortuna dando quindi il merito a qualcosa di indefinito oppure abbiamo profuso costanza, tenacia e sacrificio, i quali uniti ai valori che portiamo dentro, ci hanno regalato gioia, soddisfazione e conquiste personali perché……..

“Non ci si libera di una cosa evitandola, ma solo attraversandola”
(Cesare Pavese )

Come in ogni azienda in cui lo stato patrimoniale si ricava facendo la differenza tra attività e passività, cosi è anche per la nostra vita, dobbiamo dunque ripercorrere il nostro passato per guardare il “bene”che abbiamo profuso o il “male”che abbiamo fatto.

Certo, non è facile essere imparziali quando giudichiamo noi stessi, vuoi per il nostro amor proprio che è preminente rispetto a quello per gli altri, vuoi per il nostro modo di intendere il “bene”o il “male”, quindi per giudicare con la massima imparzialità noi stessi, occorre chiedere a chi si è relazionato con noi in qualsiasi forma lo abbia fatto, parlo quindi dei familiari più stretti, degli amici più cari o di coloro i quali in qualche modo sono stati in contatto con noi per motivi professionali, sino ad arrivare a coloro che non conosciamo ma che hanno avuto traccia della nostra presenza.

Comunque sia proverò a farlo.

Ho letto e leggo molto, soprattutto classici di filosofia, dalla filosofia ho imparato che non posso conoscere tutto perché so che l’apprendimento della conoscenza non ha mai fine, fra i tanti pensieri filosofici ci sono alcuni che corrispondono ai miei valori, alcuni di questi li ho continuamente bene impressi nella mia mente, essi hanno guidato sempre le mie azioni anche in presenza delle immancabili difficoltà che comunque esistono nel percorso di vita di ognuno di noi.

“Non esistono fatti, ma solo interpretazioni “ (Nietzsche )

Appena ventenne accadde un evento che avrebbe cambiato per sempre la mia vita, evento che mi fece maturare in fretta e che è da sempre scolpito nella mia memoria come monito dell’altruismo di cui dobbiamo essere sempre capaci innanzi ai bisogni degli altri.

Ho visto la disperazione e la sofferenza, quando nel terremoto dell’Irpinia nel 1980, facendo parte di un corpo d’élite dell’esercito, fui inviato insieme ad altro personale operativo a dare aiuto alla popolazione colpita da quell’immane tragedia, ed è stato in quell’inferno dantesco, nel tirar fuori dalle macerie i vivi ma anche coloro che orribilmente offesi nelle loro carni furono meno fortunati (perdendo la vita ), che compresi sino in fondo alcuni dei valori universali che mi avrebbero guidato negli anni a venire, amore, solidarietà e generosità.

Quelle immagini sono fisse nella mia memoria e ancor oggi, a distanza di tanti anni mi commuovono ancora.

Da quel momento ho sempre pensato che non può esistere una vita felice se siamo circondati da persone sofferenti e infelici, ed è questo il motivo principale per il quale mi sono impegnato nella vita ed ancora oggi mi impegno (entro i limiti di quello che è in mio potere di fare) nel dare serenità a persone che hanno bisogno e che si relazionano con me.

I nostri sogni e desideri cambiano il mondo. Karl Popper

Nella vita reale e non in quella apparente, siamo costretti nostro malgrado ad accettare la materialità della vita stessa, quindi ad accettare denaro in cambio del nostro lavoro, di conseguenza quanto più denaro si ha disponibile tanta più generosità si può offrire agli altri, atti concreti e non parole, ecco quindi la necessità del denaro per aiutare concretamente chi si trova in difficoltà, quindi perché essere ipocriti, avere disponibilità economica non rappresenta qualcosa di immorale, immorale casomai è l’uso che facciamo dello stesso.

Di conseguenza parlare di maschere non ha senso, perché far finta di “essere” o “non essere” chi realmente siamo, serve al travestimento a cui siamo obbligati, perché questo è indispensabile quando si vive in una società malata, basata sull’ipocrisia, sull’invidia, sulle dicerie, dove l’individualismo cinico ha preso il posto di valori come solidarietà e altruismo, quindi qualsiasi maschera io possa indossare, nulla toglierebbe a quello che svolgo quotidianamente con le mie azioni che sono sempre reali, un aiuto è sempre un aiuto, sia se lo faccio personalmente oppure in forma anonima.

“Per chi intraprende cose belle, è bello soffrire , qualsiasi cosa gli tocchi” . ( Platone )

Mettere in secondo piano i miei desideri rispetto alle necessità di chi vive nella mia sfera affettiva o amicale è un valore che mai potrò mettere in discussione, ed infatti questo modo di vivere e “pensare” la realtà lo sto insegnando ai miei figli, perché se quel “poco” fosse agito dai “molti” porterebbe un’infinita serenità a tante persone meno fortunate e di conseguenza a noi stessi.

Sono una persona con forte temperamento, mi emoziono facilmente di fronte a determinate forme di espressione affettiva ma allo stesso modo reagisco impulsivamente quando mi trovo di fronte a dei comportamenti incivili, sono un uomo con determinati valori e di conseguenza mi comporto, non amo dunque la prevaricazione di nessun genere, non amo l’ipocrisia, non sopporto la violenza gratuita e nemmeno le mistificazioni, sarei anche capace di mettere a repentaglio la mia vita per salvare quella di altri come già è capitato di fare, io sono questo!

Per me amore vuol dire solidarietà, dare tutto di se stessi senza chiedersi se sia giusto o sbagliato, solidarietà vuol dire aiutare gli altri in qualsiasi forma, essere generosi dovrebbe essere una missione per quelle persone che vivono di valori. Essere solidali e generosi porta anche a sbagliare? No mai, se si ama davvero, gli eventuali sbagli sono e restano sempre un atto d’amore nei confronti del prossimo, ma purtroppo come spesso accade, questi errori vengono visti come segno di debolezza o al contrario un gesto di supponenza, mai come un gesto d’amore disinteressato, ed è per questo motivo che molte volte occorre indossare una maschera anonima per agire gesti di solidarietà!

Ciao.

Nico

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