La Vita, il dono più bello che ci è stato donato anche se non lo abbiamo mai chiesto e per questo motivo unico, prezioso, raro.
La Vita che occorre vivere per apprezzarne le più piccole sfumature, quella che dobbiamo accettare anche quando ci offende e ci fa soffrire, la Vita che dobbiamo difendere perchè non ce ne saranno altre, quella che dobbiamo a nostra volta donare come frutto di un grande Amore, la Vita deve essere vissuta e non sopportata, anche il maestro Luzi in una sua grande opera che sempre mi meraviglia, rinnova con crescente empatia la superiorità della bellezza sulla sofferenza, quella che viene contenuta nell’odierno esistere, un momento unico e irripetibile chiamato Vita.
Auguro a tutti voi di avere sempre il vento in poppa per superare con coraggio le varie tempeste che la Vita ci pone ad ostacolo,Vi Auguro un 2023 pieno di serenità, gioia e salute.
BUON ANNO !
(Nico MaxWeber )
MONOLOGO
Vita che non osai chiedere e fu,
mite, incredula d’essere sgorgata
dal sasso impenetrabile del tempo,
sorpresa, poi sicura della terra,
tu vita ininterrotta nelle fibre
vibranti, tese al vento della notte…
Era, donde scendesse, un salto d’acque
silenziose, frenetiche, affluenti
da una febbrile trasparenza d’astri
ove di giorno ero travolto in giorno,
da me profondamente entro di me
e l’angoscia d’esistere tra rocce
perdevo e ritrovavo sempre intatta.
Tempo di consentire sei venuto,
giorno in cui mi maturo, ripetevo,
e mormora la crescita del grano,
ronza il miele futuro. Senza pausa
una ventilazione oscura errava
tra gli alberi, sfiorava nubi e lande;
correva, ove tendesse, vento astrale,
deserto tra le prime fredde foglie,
portava una germinazione oscura
negli alberi, turbava pietre e stelle.
Con lo sgomento d’una porta
che s’apra sotto un peso ignoto, entrava
nel cuore una vertigine d’eventi,
moveva il delirio e la pietà.
Le immagini possibili di me,
passi uditi nel sogno ed inseguiti,
svanivano, con che tremenda forza
ti fu dato di cogliere, dicevo,
tra le vane la forma destinata!
Quest’ora ti edifica e ti schianta.
L’uno ancora implacato, l’altro urgeva –
con insulto di linfa chiusa i giorni
vorticosi nascevano da me,
rapidi, colmi fino al segno, ansiosi,
senza riparo n’ero trascinato.
Fosti, quanto puoi chiedere, reale,
la contesa col nulla era finita.
spirava un tempo lucido e furente,
senza fine perivi e rinascevi,
ne sentivi la forza e la paura.
Una disperazione antica usciva
dagli alberi, passava sulle tempie.
Vita, ne misuravi la pienezza.
Mario Luzi
photo : Jack Vettriano – oil on canvas
