Riflessioni Personali

Vivere con Passione.

L’essere umano è dotato originariamente di impulsi indistruttibili chiamati passione, questi impulsi se sottoposti a repressione, possono cambiare di segno e da forze di coesione e di pace, diventano forze disgreganti e antisociali.

Quanto più avanza la morale, che è nemica della passione, tanto più queste forze saranno costrette o alla dissimulazione o all’esplosione violenta. Viceversa, nelle società armoniche o naturali, non solo è possibile la piena felicità degli individui, ma anche la più grande prosperità economica.

Le passioni, infatti, oltre che legami interelazionali, sono anche stimoli ad attività produttive, le quale se scelte liberamente e variate frequentemente, sono simili al “gioco”.

Per l’uomo, il lavoro per cosi dire “attraente”, si deve attuare entro determinati confini individuali che sono dati dal talento, dal genere di cultura assimilata e dalle aspettative di vita sociale desiderate.

Viceversa, il lavoro in cui è mancante l’elemento della passione, crea nell’uomo un senso di frustrazione e di apatia, che verrà riversato sia in ambito familiare sia a livello di interazione sociale.

Mettere passione in tutto quello che facciamo, potrà renderci più felici e rendere la natura che ci circonda migliore.

Un augurio a tutti coloro che svolgono con passione il proprio lavoro (bloggaroli compresi!)

Riflessioni Personali

La forza della ragione

A volte quando sono stanco e annoiato, inizio a scrivere……..

Dal SERVILISMO al nuovo ILLUMINISMO, la forza della ragione.

E’ indubbio che per uscire dalla sottomissione del servilismo occorre parlare di rivoluzione e non parlo di quella cruenta e violenta ma di quella Culturale una rivoluzione che implichi una necessaria analisi critica dell’intelletto e quindi di quelle capacità cognitive dell’uomo per comprendere quali argomenti egli possa portare a soluzione e quali invece gli siano esclusi accontentandosi così della semplice permanenza in uno stato di ignoranza, diversi filosofi, da Bacone a Cartesio, si erano posti il problema di come erudire l’intelletto umano arrivando ad una soluzione univoca attraverso strade diverse, tramite l’empirismo il primo e la ragion pura, il secondo ambedue erano però d’accordo che la soluzione stesse nell’adottare un metodo, le cui regole se osservate, potevano portare a conoscenze assolute, a verità indiscutibili, in ogni campo del sapere.

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Una rivoluzione culturale ha per forza di cose, bisogno di intellettuali, di artisti, di mezzi di comunicazione, che in un contesto di vero cambiamento, (riuscendo a liberare l’uomo dalla pigrizia intellettuale a cui è abituato), possano dar luogo alla nascita di un nuovo Illuminismo culturale

Non a caso la più importante rivoluzione non politica, quella giovanile del ’68, ebbe un grandissimo impatto sulla cultura influenzando la musica, la televisione, il cinema, la letteratura e l’arte, furono cambiamenti epocali, ed infatti l’eredità di quella rivoluzione la possiamo osservare nella cultura contemporanea sotto una miriade di forme, dalla salute alimentare, al modo di comunicare interagendo con strumenti tecnologici, dalla cura alla cultura del fisico.

Fra i tanti filosofi, uno in particolare mi ha colpito perché descrive perfettamente la pigrizia intellettuale umana che è alla base del servilismo e quindi alla sottomissione.

Lascio il pensiero di un altro grande filosofo britannico che descrive alla perfezione la cultura nefasta del servilismo.

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“Il fatto che gli uomini abbiano trovato alcune proposizioni generali, che una volta comprese, non possono essere sottoposte a dubbio, fu io ritengo, una breve via per concludere che erano innate. Una volta accettata tale conclusione, liberò i pigri dalle fatiche della ricerca e impedì a chi aveva dubbi, concernenti tutto ciò che una volta per tutte, era stato considerato come innato, di condurre avanti la propria ricerca. Ed era un vantaggio non piccolo per quelli che si presentavano come maestri ed insegnanti, considerare questo come il principio di tutti i princìpi: i princìpi non devono mai, essere messi in discussione.

Infatti, una volta stabilita la tesi che esistono princìpi innati, poneva i suoi seguaci nella necessità di accogliere alcune dottrine, appunto come innate, il che voleva dire, privarli dell’uso della propria ragione e del proprio giudizio e porli nella condizione di credere ed accettare quelle dottrine, sulla base della fiducia, senza ulteriore esame. Messi in questa posizione di cieca credulità, potevano essere più facilmente governati e diventavano più utili per una certa specie di uomini, che avevano l’abilità e il compito di dettar loro i principi, e di guidarli.”

John Locke (1632-1704)

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Questo in sintesi, è il concetto che occorre cambiare per rendere cosciente l’essere umano del proprio ed inalienabile pensiero cognitivo e rieducarlo alla proposizione di idee fattibili alla creazione di una nuova e vera democrazia esercitata in modo diretto.

.Nico (max weber)

Riflessioni Personali

TU SEI, IO PENSO E LA FILOSOFIA DELLA SOLIDARIETA’

Tutto ciò che possiamo toccare con mano, come tutto ciò che non possiamo toccare, fa parte della nostra Esistenza, perché tutto è vita o appartiene ad essa, mi viene in mente un pensiero di Cioran in cui egli dice che “Vi è qualcosa di sacro in ogni essere che non sa di esistere, in ogni forma di vita indenne da coscienza.”

La solidarietà intesa come aiuto o come difesa delle altrui diversità è ciò di cui abbiamo costantemente bisogno, la stessa nostra esistenza è rapportata se non condizionata dalla relazionalità con altre forme di Io, non a caso lo studio Cartesiano dell’Io Penso che pur inglobando una sorta di egocentrismo risulta essere a tutti gli effetti solo un principio di spiegazione ( pensare è un’ azione che svolgo dentro me stesso senza comunicarla esternamente) e non di comunicazione, occorre quindi raggiungere il “Tu sei”, per dare quella forma di comunicazione all”Io penso”, solo tenendo presente la forma del tu sei, possiamo in realtà comunicare ed uscire fuori da noi stessi, con parole e gesti.

Quindi è parte essenziale del nostro Esistere poter comunicare, cosi facendo e senza che ce ne accorgiamo, stiamo agendo un primitivo gesto di solidarietà, che ripeto è indispensabile per non rimanere rinchiusi in noi.

Non deve esistere per il nostro Io, la paura degli altri Io, se cosi fosse sarebbe una sorta di nichilismo dove sarebbe impossibile scoprire l’Alterità dell’altro e la sua diversità, è sicura quindi la necessità del nostro Io di rapportarsi con gli altri tramite diverse dimensioni di esperienze che non possono essere riconducibili a semplici soggettività.

E qui giungo al pensiero di circolarità dove ognuno di noi riesce comunque a ricevere mentre sta agendo la solidarietà.

Certo non ne siamo consapevoli ma effettivamente ogni volta che rivolgiamo un pensiero agli altri noi stessi riceviamo un gesto di solidarietà.

Nico (Max weber )

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