John Mansfield

 

Febbre del mare

Devo tornare sul mare, solitario sotto il cielo,

e chiedo solo un’alta nave e una stella per guidarla,

colpi di timone, canti del vento,

sbuffi della vela bianca,

bigia foschia sul volto del mare

e un bigio romper dell’alba.

Devo tornare sul mare, ché la chiamata

della marea irruente è una chiara

selvaggia chiamata imperiosa;

e io chiedo soltanto un giorno di vento

con volanti nuvole bianche,

pien di spruzzi e di spuma e di strillanti gabbiani.

Devo tornare sul mare, alla vita

di zingaro vagabondo; alla via

delle balene e degli uccelli marini,

dove il vento è una lama tagliente;

e io chiedo solo un’allegra canzone

da un compagno ridente e un buon sonno

e un bel sogno

quando la lunga giocata è finita.

John Mansfield

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Riflessioni Personali (sul dolore )

Nota personale sulla Poesia “Agonia” di G. Ungaretti

Il dolore non sempre si manifesta allo stesso modo e nella stessa intensità perchè esiste il dolore fisico che affligge il nostro ed esiste il dolore mentale che confonde la nostra ragione, un argomento quello del dolore, già presente nelle discussioni filosofiche sin dall’antichità, non a caso Eraclito aveva compreso che l’armonia o la disarmonia dei contrari regolava la condizione umana e cioè, l’impossibilità di vivere giorni lieti se non si conoscono quelli tristi, così come non è possibile apprezzare la felicità se non si è provato il senso dell’infelicità e del dolore. Più tardi un’altro filosofo, Epicuro, affermò che il dolore è direttamente collegato con il piacere, quindi uno stato di aponìa o assenza di dolore fisico come allo steso modo uno stato di atarassia o mancanza di turbamento spirituale è già un segno di piacere, l’inizio quindi di un percorso che porta alla felicità raggiungibile con l’apatìa, uno stato d’animo consistente nell’assenza di qualunque passione. Tornando alla poesia di Ungaretti. La morale che ci invia il poeta è chiara: la vita non dev’essere un lamento statico, una rassegnazione atroce, un incubo a cui ci si sottomette, ma una ricerca, una corsa, un volo. In noi ci sono straordinarie possibilità, c’è un’apertura naturale verso l’alto, la bellezza, il gratuito, il mistero, il divino.

(Nico max Weber)

AGONIA

Morire come le allodole

assetate dal miraggio

o come la quaglia

passato il mare

nei primi cespugli

perché di volare

non ha più voglia.

Ma non vivere di lamento

come un cardellino accecato.

Giuseppe Ungaretti

Sibilla Aleramo

Selva d’amore

Gaudio l’amarti,

illimitato gaudio

credere al riso dei tuoi occhi,’

è vertigine ancora

la certezza d’esser da te cantata,

oh più tardi, negli anni non più miei,

or che tremare la vita sento

sul ciglio estremo…

Sibilla Aleramo

Riflessioni Personali

La forza della ragione

A volte quando sono stanco e annoiato, inizio a scrivere……..

Dal SERVILISMO al nuovo ILLUMINISMO, la forza della ragione.

E’ indubbio che per uscire dalla sottomissione del servilismo occorre parlare di rivoluzione e non parlo di quella cruenta e violenta ma di quella Culturale una rivoluzione che implichi una necessaria analisi critica dell’intelletto e quindi di quelle capacità cognitive dell’uomo per comprendere quali argomenti egli possa portare a soluzione e quali invece gli siano esclusi accontentandosi così della semplice permanenza in uno stato di ignoranza, diversi filosofi, da Bacone a Cartesio, si erano posti il problema di come erudire l’intelletto umano arrivando ad una soluzione univoca attraverso strade diverse, tramite l’empirismo il primo e la ragion pura, il secondo ambedue erano però d’accordo che la soluzione stesse nell’adottare un metodo, le cui regole se osservate, potevano portare a conoscenze assolute, a verità indiscutibili, in ogni campo del sapere.

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Una rivoluzione culturale ha per forza di cose, bisogno di intellettuali, di artisti, di mezzi di comunicazione, che in un contesto di vero cambiamento, (riuscendo a liberare l’uomo dalla pigrizia intellettuale a cui è abituato), possano dar luogo alla nascita di un nuovo Illuminismo culturale

Non a caso la più importante rivoluzione non politica, quella giovanile del ’68, ebbe un grandissimo impatto sulla cultura influenzando la musica, la televisione, il cinema, la letteratura e l’arte, furono cambiamenti epocali, ed infatti l’eredità di quella rivoluzione la possiamo osservare nella cultura contemporanea sotto una miriade di forme, dalla salute alimentare, al modo di comunicare interagendo con strumenti tecnologici, dalla cura alla cultura del fisico.

Fra i tanti filosofi, uno in particolare mi ha colpito perché descrive perfettamente la pigrizia intellettuale umana che è alla base del servilismo e quindi alla sottomissione.

Lascio il pensiero di un altro grande filosofo britannico che descrive alla perfezione la cultura nefasta del servilismo.

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“Il fatto che gli uomini abbiano trovato alcune proposizioni generali, che una volta comprese, non possono essere sottoposte a dubbio, fu io ritengo, una breve via per concludere che erano innate. Una volta accettata tale conclusione, liberò i pigri dalle fatiche della ricerca e impedì a chi aveva dubbi, concernenti tutto ciò che una volta per tutte, era stato considerato come innato, di condurre avanti la propria ricerca. Ed era un vantaggio non piccolo per quelli che si presentavano come maestri ed insegnanti, considerare questo come il principio di tutti i princìpi: i princìpi non devono mai, essere messi in discussione.

Infatti, una volta stabilita la tesi che esistono princìpi innati, poneva i suoi seguaci nella necessità di accogliere alcune dottrine, appunto come innate, il che voleva dire, privarli dell’uso della propria ragione e del proprio giudizio e porli nella condizione di credere ed accettare quelle dottrine, sulla base della fiducia, senza ulteriore esame. Messi in questa posizione di cieca credulità, potevano essere più facilmente governati e diventavano più utili per una certa specie di uomini, che avevano l’abilità e il compito di dettar loro i principi, e di guidarli.”

John Locke (1632-1704)

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Questo in sintesi, è il concetto che occorre cambiare per rendere cosciente l’essere umano del proprio ed inalienabile pensiero cognitivo e rieducarlo alla proposizione di idee fattibili alla creazione di una nuova e vera democrazia esercitata in modo diretto.

.Nico (max weber)

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