Cultura Generale

Dubbio e Scetticismo

“Il dubbio ha una sua validità se si inserisce tra le certezze” – Vittorino Andreoli –

Parto da questa frase scaturita da un’interazione con un carissimo amico, per stigmatizzare in termini filosofici l’importanza negativa (a torto ) di questo stato mentale.

Il Dubbio indica una situazione di incertezza psicologica di fronte ad una scelta e sono due i valori che lo contraddistingue e con cui viene classificato; il primo valore è quello Metodico, il secondo è quello Assoluto.

Nel primo caso voglio rifarmi a due grandi filosofi del passato, Bacone e Cartesio. Per Bacone, al fine di instaurare un rapporto diretto con i risultati dell’esperienza personale, lui indica di sottoporre a critica i pregiudizi (personali) più diffusi, il dubbio infatti, diviene il momento preminente del conoscere, destinato a rimuovere gli stessi pregiudizi che ne impediscono il corretto svolgersi della ricerca.

Per Cartesio invece è l’accezione Metodica che trova la sua più ampia estensione, egli infatti mira a raggiungere, proprio attraverso l’uso sistematico del dubbio, una evidenza certa e indubitabile che possa fungere da punto di partenza e criterio di ogni ulteriore verità.

Per lui quindi nessuna nozione umana può sottrarsi al dubbio, il fatto di dubitare è di per se un percorso obbligato, in questo modo Cartesio affermava che: se dubito penso se penso Sono, ed è questa l’evidenza assoluta cercata, sotto la forma di una Certezza.

Nella seconda accezione, il dubbio Assoluto è l’atteggiamento scettico che preclude la possibilità di pervenire ad alcuna conoscenza certa nell’immediato, obbligando quindi al fatto di dubitare di ogni affermazione e di ogni teoria. In altre parole è la forma dello Scetticismo.

Essere scettici in generale, è l’atteggiamento di chi nega ogni possibilità di conoscere il vero, negando in termini assoluti l’esistenza di un significato assoluto della realtà.

Quindi mi raccomando, quando vi trovate di fronte ad un’affermazione, meglio essere dubbiosi che scettici, altrimenti non saprete mai se quell’affermazione sia vera oppure no.

Nico (Max Weber)

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Filosofia

Dualismo filosofico AMORE- ODIO

Oggi voglio parlare dell’irrisolto dualismo tra AMORE e ODIO, Eraclito fu il primo filosofo nel dire che è proprio l’eterna lotta fra i contrari come giorno-notte, bene-male, gioia-dolore, che permette al mondo di andare avanti.

Molti di voi si saranno accorti che il mondo cambia e con esso cambia il modo di comunicare, cambia dunque l’uso delle parole o addirittura cambia il significato delle stesse. Troppe parole sono costantemente abusate, quindi usate a sproposito, altre volte invece, vengono sostituite con parole diverse esprimendo quindi un diverso significato.

Faccio un esempio, quante volte vi è capitato di sentire nominare la parola AMORE il cui significato è di una portanza grandissima che Hegel cosi esprimeva:

«L’amore esprime in generale la coscienza della mia unità con l’altro, per cui io, per me, non sono un isolato, ma la mia autocoscienza si afferma solo come rinuncia al mio essere per sé e come unità di me con l’altro»

Immaginiamo ora, quante volte pronunciamo la parola AMORE senza pensare all’alto contenuto spirituale della stessa, …ciao amore….amore ti raggiungo fra un pò……amore passami la forchetta…amore cosa fai…..ma quanto amore mi dai… queste frasi le ripetiamo quotidianamente, quasi a volerne esorcizzare il significato, dimenticando l’importante contenuto racchiuso in essa. Quindi per forza di logica AMORE è tutto ciò che indica unione.

Allo stesso modo potremmo dire della parola ODIO che racchiude diversi sentimenti come rancore, risentimento, astio, livore e disamore. Quindi, usando le stesso metro di paragone possiamo asserire che l’odio rappresenta tutto ciò che divide.

Parmenide paragonava i due sentimenti, l’uno alla nascita e l’altro alla morte, perché amore come nascita indica l’unione di tutte le cose, nell’altro verso, l’odio viene invece paragonato alla morte e indica la disunione.

Alla fine di tutto, noi rappresentiamo i due sentimenti in modo talmente contrapposto da risultare antitetici ma imprescindibili l’uno dall’altro, l’amore esiste perché esiste l’odio e viceversa.

Da alcuni articoli trovati in rete ho notato invece, che si vuol mimetizzare il loro significato adducendo una probabile trasformazione dell’amore in odio ma anche il contrario, no, mi spiace non sono d’accordo su questa impostazione perché come esseri umani tentiamo sempre di dare delle spiegazioni razionali a dei fatti irrazionali, come ad esempio nell’uxoricidio familiare oppure, usando un neologismo semantico, come nel femminicidio, si tende a dire che il delitto è dovuto al troppo amore che si è trasformato in odio (violenza ).

E no, niente di più sbagliato, l’amore non si trasforma mai in odio e non perché siamo abituati a catalogare su una scala di valori i sentimenti che proviamo, ma perché i sentimenti sono rappresentati dall’uomo, quindi sempre di origine soggettiva, per cui l’amore non si trasforma ma degenera per mezzo della soggettività umana.

Altra differenza sul significato delle due parole, amore e odio, è dovuto al fattore Tempo che siamo abituati a dividere in passato, presente e futuro, anche qui nulla di più sbagliato, Agostino d’Ippona conosciuto come Sant’Agostino descriveva il tempo in questo modo:

“…..tuttavia affermo con sicurezza di sapere che, se nulla passasse, non vi sarebbe un tempo passato; se nulla si approssimasse non vi sarebbe un tempo futuro se non vi fosse nulla, non vi sarebbe il tempo presente. Ma di quei due tempi, passato e futuro, che senso ha dire che esistono, se il passato non è più e il futuro non è ancora? E in quanto al presente, se fosse sempre presente e non si trasformasse nel passato, non sarebbe tempo, ma eternità… . Infatti questi tre tempi sono in qualche modo nell’animo, né vedo che abbiano altrove realtà: il presente del passato è la memoria, il presente del presente la visione diretta, il presente del futuro l’attesa…..”

Dunque, il sentimento di Odio che si materializza nell’oggi, quindi nel presente, è nato, cresciuto, consumato nel passato per un qualcosa che abbiamo subito o che ci è stato fatto, per fare in modo quindi, che questo sentimento negativo venga agito, occorre far uso dei ricordi, infatti solo ripensando a cosa ci è accaduto( quindi nel passato) potremmo provare Odio.

L’Amore invece è un sentimento rivolto al presente, quindi sempre profuso con consapevolezza, al contrario del sentimento di odio che non è mai rappresentato dalla consapevolezza ma dall’indifferenza.

Buona Domenica.

Nico (Max Weber)

Filosofia

Emanuele Severino

Nella vita si possono avere momenti talmente belli e memorabili da restare impressi nella memoria per un tempo indefinito. Era il 1982 quando ebbi la fortuna di frequentare il corso di Filosofia alla “Sapienza” con il professore Emanuele Severino, divenuto poi nel tempo, uno dei più insigni filosofi del 900. Oggi voglio farvi leggere un suo scritto in modo possa provocare in voi una qualche riflessione sull’importanza della filosofia stessa in quanto Sapere/Conoscenza.

“La filosofia può guardare sino agli estremi confini del Tutto, perché se, attraversando la varietà smisurata delle cose, non si lascia distrarre e catturare da nessuna di esse, tuttavia essa vede che ogni cosa, per quanto diversa dalle altre, ha tuttavia in comune con ogni altra il suo essere una abitatrice del Tutto. Le cose non sono cioè soltanto diverse tra loro, ma anche identiche: ognuna è una abitatrice del Tutto, qualcosa cioè che si mantiene, sia pure in modi diversi all’interno del Tutto. Ciò vuol dire che la totalità delle cose può mostrarsi alla filosofia solo in quanto, insieme, mostra il tratto identico che ogni cosa, in quanto abitatrice del Tutto, ha in comune con ogni altra cosa, per quanto diversa. Se questa identità delle cose diverse non si mostrasse, le cose diverse non potrebbero mostrarsi come “totalità delle cose”: di volta in volta si mostrerebbe questa o quella parte del Tutto, ma non il Tutto che in sé le tiene raccolte. »

Emanuele Severino, “La filosofia antica e medioevale”.

Filosofia

L’APPARENZA, mezza verità o falsa verità ?

Il concetto di Apparenza della realtà nel pensiero filosofico antico è contrapposto a quello di Verità, essa non rivela o manifesta alcunché, viene considerata occultatrice della verità, se posta dinanzi all’assolutezza della stessa, l’Apparenza è sempre una nozione relativa.

La filosofia antica rifiuta di considerare in blocco l’Apparenza come sempre vera o sempre ingannevole, a volte è quella che non corrisponde sicuramente alla realtà (apparenza dei sogni), altre invece quella che rappresenta l’inizio della conoscenza.

Nel pensiero moderno, la contrapposizione di come appaiono le cose agli uomini e come esse sono in sé indipendentemente dal loro rapporto con la soggettività umana è imposta dal meccanicismo ( la concezione filosofica che riduce i parametri esplicativi di un settore determinato della realtà in: materia e movimento) che permette di distinguere le qualità sensibili( colori, calore, odori etc.) puramente soggettive, dalle determinazioni oggettive delle cose, di carattere quantitativo.

L’alternativa filosofica del XVIII secolo è rappresentata invece dalla questione se le possibili illusioni della percezione e l’intrinseca soggettività della sensazione, sia accessibile all’intelletto umano, o se esso non sia invece destinato a rimanere entro un orizzonte di apparenze.

Nico Max Weber

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